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L'Immacolata venuta dal mare

Con "L'Immacolata venuta dal mare" Enzo Monaco ferma la sua ricerca sulla religiosità popolare",

o più propriamente, pietà popolare, come la chiamava Paolo VI, con particolare riferimento alle tradizioni e al culto della Madonna Immacolata con cui Diamante venera, con speciale amore, la sua patrona, sin dal nascere della chiesa parrocchiale a lei dedicata in anni remoti. L'autore si muove in un campo difficile e sempre attuale, qual è, appunto, quello della religiosità popolare. La pietà popolare - lo dice la stessa parola - è "la religione del popolo", molto diversa da quella degli intellettuali, perché rivendica un culto il cui destino detiene una intenzionalità trascendente, possedendo la virtualità di sollecitare esigenze elementari del popolo verso le sublimi verità del dogma cristiano, fino ad attingere la Trinità, con un sentire autenticamente religioso (P. Zovatto Il santino tra metafisica e religiosità). Motivato da immenso amore e da forte attaccamento alla propria terra e alla sua gente, Monaco ricerca, con certosina pazienza ed estremo rigore, com'è nel suo stile, tutto il materiale necessario per documentarsi nei dettagli su ogni circostanza e scriverne un resoconto ordinato per i lettori, allo scopo di non far perdere nulla del cammino storico del popolo diamantese e della sua profonda e sentitissima devozione alla Madonna Immacolata. In questo cammino a ritroso nella storia, egli fa emergere dalla sua ricerca l'inscindibile nesso, storicamente datato, dell’inizio del culto all'Immacolata con la nascita del Casale del Diamante, immaginato e definito dall'arciprete Caselli, parroco dell'Immacolata dal 1912 al 1954, un "patto di alleanza" (io oserei chiamarlo biblicamente, un "patto nuziale"), stipulato tra Diamante e l'Immacolata. La città baciata "dalle azzurre onde del mare", già prima della definizione del dogma dell’Immacolata Concezione, proclamato da Pio IX l’8 dicembre del 1854 e confermato dopo quattro anni dalla stessa Vergine con le apparizioni di Lourdes nel 1858, da più di due secoli portava nel cuore e onorava Maria come «la Tutta Santa (Panaghian), immune da ogni macchia di peccato, dallo Spirito Santo quasi plasmata e resa nuova creatura”. Si rimane commossi nel leggere il racconto leggendario - racchiuso nel titolo del libro: L'Immacolata venuta dal Mare - del "patto nuziale" stipulato tra la Madonna e Diamante. L'Immacolata arriva da lontano. Una nave trasportava la sua statua in Sicilia, ma minacciata dalla tempesta è costretta a dirigersi verso Diamante. Qui la statua diventò leggera come una foglia, segno palese che la Vergine Santa voleva rimanere nella riviera dei cedri, di cui Diamante è il principale centro, forse anche perché invaghita dell’amenità del luogo e del profumo del cedro, frutto menzionato settanta volte nei sacri testi. Una leggenda. Un fatto, sì, alterato dalla fantasia e dalla tradizione, ma con un contenuto di verità. Davanti alla statua, portata in processione dalla battigia in chiesa (percorso che si ricorda annualmente il 12 agosto nella ricorrenza dell'incoronazione della sacra effigie), i fedeli invocano con fede la Madonna per proteggere il paese da peste, terremoto e guerre. Il giorno dopo, il miracolo. I fedeli recandosi in chiesa trovano la statua della Madonna non con le mani giunte, ma con il braccio destro sul petto e le tre dita aperte a mo' di giuramento, ad attestare la sua volontà di rimanere per sempre con loro ed essere la loro Patrona. Si può credere al miracolo? Risponde S. Tommaso d'Aquino, il più grande teologo di tutti i tempi: "Per chi ha fede, nessuna spiegazione è necessaria. Per chi non ha fede, nessuna spiegazione è possibile". Con una premura affettuosa, forse più per un bisogno del cuore che della mente, l'autore concentra lungamente la sua attenzione nella ricerca di statue simili, con il particolare delle tre dita aperte a mo' di giuramento, dedicandovi l'intero capitolo 5, ma in Italia non trova altri riscontri. Le tre dita aperte a mo' di giuramento - a giudizio degli esperti - sono "un particolare unico e insolito". Con questo libro Enzo Monaco fa il dono più bello della sua fervida intelligenza e della sua intensa attività culturale e sociale a Diamante, sua amata terra, e con speciale amore all'Immacolata, "colligens fragmenta ne pereant", raccogliendo ogni frammento della sua secolare devozione.

Canonico mons. Ermanno Raimondo

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